di Laura Faggin16 gennaio 2014

La Borzi, 66enne nata e cresciuta a Patchogue, sobborgo costiero a un centinaio di kilometri da Manhattan, si occupa di welfare sin dai tempi dell'università, quando ha conseguito un dottorato sulle politiche sanitarie presso la George Washington University. Oggi Phyllis è il capo di una squadra di 1000 persone che hanno il delicato compito di tutelare pensioni, assistenza sanitaria e altri benefit dei lavoratori americani nel complicato e assai accidentato percorso dell'Obama Care, il piano nazionale per la sanità che nelle intenzioni del presidente avrebbe dovuto stravolgere il sistema sanitario americano, ma che nei fatti è stato molto modificato rispetto all'impostazione originale arrivando a tagliare molti sussidi e suscitando dure reazioni in seno allo stesso Partito democratico.
Anche per questo Phyllis Borzi si sta muovendo con fermezza e ma anche con realismo: «Non dico che i 401(k) sono da buttare (riferendosi ai fondi comuni utilizzati a fini previdenziali, n.d.r.). Ma bisogna essere realistici: quelli non sono piani previdenziali, visto che sono strutturati come veicoli di risparmio». La Borzi ha inoltre aumentato i fondi a disposizione dell'Affordable Care Act (il documento cardine della riforma Obama Care) che impone le regole per evitare che le assicurazioni possano rifiutare la copertura sanitaria a coloro che erano stati malati prima della sottoscrizione di una polizza e per permettere ai figli di restare a carico dell'assicurazione sanitaria dei genitori fino al compimento del ventiseiesimo anno d'età. Ma il team guidato dalla Borzi intende andare oltre, obbligando l'industria della consulenza finanziaria ad una maggiore responsabilità nei confronti della clientela, anche aumentando la vigilanza sui conflitti di interesse in questo mercato.